27 Novembre 2025 Giudiziaria

I dettagli – Il sequestro a Cuzzocrea: Huang, il cinese sotto casa svela i rimborsi gonfiati e gli scontrini «… per il professore»

"Il sistema dei rimborsi era utilizzato solo in via d’urgenza", ha spiegato la signora Loredana Urzì, segretaria amministrativa del dipartimento “ChiBioFaram”: «Fatta eccezione per taluni docenti». I finanzieri gli hanno chiesto di indicare quali. E lei ne ha citato solo uno: il professore Salvatore Cuzzocrea. «Una volta — ha spiegato — col direttore del dipartimento Sebastiano Campagna, ne avevamo discusso con Cuzzocrea, facendo notare che le somme richieste a rimborso erano ingenti». Ma lui non aveva voluto sentire ragioni, dicendo che le sue spese erano «necessarie».

Anche l’altro segretario amministrativo, Santino Zagami, ha detto di avere accennato alcuni rilievi a Cuzzocrea, «perché la modalità del rimborso era troppo frequente», ma anche quella volta il rettore invitò «a non entrare nel merito» delle spese. «Teoricamente — ha aggiunto il testimone — il direttore generale Bonanno sarebbe potuto intervenire, ma non aveva molta autonomia rispetto al rettore — commenta la procura — verso il quale notoriamente versava in uno stato di sudditanza".

C’era un clima di paura all’università - scrive Salvo Palazzolo oggi su Repubblica. L’ha detto chiaramente il segretario amministrativo Zagami sentito dai finanzieri: «Avevo paura di andare dal direttore generale in quanto, probabilmente, lo avrebbe raccontato al rettore e mi avrebbe ripreso in malo modo». Zagami si è sfogato con i militari: «In alcune occasioni avevo intuito che gli scontrini potessero essere falsi, ossia non corrispondenti ad acquisti personalmente effettuati dal professore Cuzzocrea». Ma l’ex rettore continuò a chiedere rimborsi a raffica.

Cercava scontrini in modo quasi ossessivo. Il commerciante cinese Yunliang Huang ha raccontato ai militari del nucleo di polizia economico finanziaria: «Una volta, il professore mi chiese di raccogliere gli scontrini fiscali che i clienti lasciavano alla cassa, o quelli caduti a terra, per poi consegnarglieli». Ha aggiunto: «Forse per questo motivo trovate scontrini di piccolo importo pagati anche in contanti. Nel tempo, ho più volte consegnato gli scontrini raccolti direttamente al professore». Al commerciante cinese i militari sono arrivati seguendo scontrini per un importo di 42 mila euro. Lui ha spiegato: «Negli ultimi anni il professore ha acquistato in gran quantità quasi esclusivamente materiale elettrico per un utilizzo edile». Ha aggiunto: «Il professore ha pagato tramite carte di credito, chiedendomi esplicitamente di emettere più scontrini fiscali consecutivi. Chiese pure di non indicare sullo scontrino la descrizione della merce venduta».

L’ex rettore aveva messo in campo un vero e proprio «sistema» - scrive ancora Palazzolo - come lo chiamano i magistrati della procura di Messina dopo avere ripercorso le certosine informative del nucleo di polizia economico finanziaria. Una serie di spese erano attribuite ai 14 ricercatori del gruppo di lavoro di Cuzzocrea, un totale di 210 mila euro. Tutti hanno detto alla Finanza di non avere mai acquistato quel materiale. Qualcuno si è pure sorpreso nel vedere fra la merce acquistata «legname, ferramenta e materiale edile». Un ricercatore ha detto: «Sapevo che il professore Cuzzocrea anticipava le spese per i materiali di consumo del laboratorio, ma non sapevo che le richieste di rimborso per detti materiali venissero fatte a nome mio». Un altro ricercatore ha messo a verbale: «Neanche io sapevo che il professore Cuzzocrea presentasse richieste di rimborso a nome mio. Solitamente, ci rivolgevamo a lui quando mancava qualcosa in laboratorio, e sapevo che lui anticipasse le spese per l’acquisto del materiale di consumo. Pertanto - ha aggiunto - quando mi venivano accreditate sul conto corrente personale le somme da parte dell’università, io procedevo immediatamente a rigirarle al professore Cuzzocrea, pensando che si trattasse di rimborsi per spese da lui sostenute per l’acquisto di materiale da laboratorio che, di volta in volta, gli chiedevamo di acquistare». Insomma, una gran confusione all’università di Messina. O, forse, sarebbe meglio dire una gestione parecchio opaca da parte dell’ex rettore. Nel rigettare la richiesta di arresto, il gip ha scritto che non c’è il rischio di inquinamento probatorio da parte di Cuzzocrea perché «l’attività investigativa ha consentito l’acquisizione di una mole imponente di documentazione». An-che all’estero.