27 Novembre 2025 Giudiziaria

ECCO COME FUNZIONAVA IL ‘SISTEMA CUZZOCREA’ PER APPROPRIARSI DEI FONDI DI RICERCA “IN UN CLIMA DI LASSISMO E SOGGEZIONE”…

Per il giudice delle indagini preliminari che ha deciso il sequestro di beni dell'ex rettore dell'Università di Messina Salvatore Cuzzocrea, "esisteva un vero e proprio sistema architettato da Cuzzocrea per appropriarsi di parte dei fondi destinati alla ricerca, di cui egli aveva la disponibilità giuridica, mediante un sistematico abuso delle proprie funzioni pubbliche (di responsabile scientifico dei progetti e di Rettore dell'Università), accompagnato dalla predisposizione di atti falsi o di altri artifici, tali da gonfiare gli importi chiesti a titolo di rimborso, approfittando anche del clima di soggezione e, in parte, di lassismo degli organi deputati all'istruttoria ed ai controlli": in alcuni casi l'indagato ha chiesto il rimborso delle spese afferenti ai progetti di ricerca di beni destinati alla società Divaga, in altri si è addirittura munito di scontrini precedentemente gettati dai clienti all'interno di esercizi commerciali, dove era solito fare acquisti, per poi chiederne il rimborso ""spalmando" i relativi importi sui vari progetti di ricerca (come dichiarato da Donatella Venuto e dal commerciante Yunliang Huang).

"Il sistema dei rimborsi era utilizzato solo in via d’urgenza", ha spiegato la signora Leonarda Urzì, già segretaria amministrativa del dipartimento “ChiBioFaram” e in pensione dall'1 settembre 2022: «Fatta eccezione per taluni docenti». I finanzieri gli hanno chiesto di indicare quali. E lei ne ha citato solo uno: il professore Salvatore Cuzzocrea. «Una volta — ha spiegato — col direttore del dipartimento Sebastiano Campagna, ne avevamo discusso con Cuzzocrea, facendo notare che le somme richieste a rimborso erano ingenti». Ma lui non aveva voluto sentire ragioni, dicendo che le sue spese erano «necessarie».

"Ogni docente aveva a disposizione i propri fondi, di varia natura, che gli venivano conferiti dall'amministrazione centrale già con una destinazione, ossia rivolti al responsabile scientifico del progetto", spiega la Urzì, che aggiunge, "io non operavo alcuna valutazione di merito, in quanto non conferente con il mio incarico". "Ignoravo - conclude - che la ditta Divaga fosse riconducibile a Cuzzocrea, informazione che avevo appreso solo dai media", conclude l'ex segretaria amministrativa del dipartimento "ChiBioFarm".

La titolare della Divaga era una donna nata a Firenze, che poi il revisore die conti nell'ottobre 2023 gli aveva detto essere la suocera del professore Cuzzocrea.

Anche l’altro segretario amministrativo, Santino Zagami, ha detto di avere accennato alcuni rilievi a Cuzzocrea, «perché la modalità del rimborso era troppo frequente», ma anche quella volta il rettore invitò «a non entrare nel merito» delle spese. «Teoricamente — ha aggiunto il testimone — il direttore generale Bonanno sarebbe potuto intervenire, ma non aveva molta autonomia rispetto al rettore — commenta la procura — verso il quale notoriamente versava in uno stato di sudditanza".

C’era un clima di paura all’università. L’ha detto chiaramente il segretario amministrativo Zagami sentito dai finanzieri: «Avevo paura di andare dal direttore generale in quanto, probabilmente, lo avrebbe raccontato al rettore e mi avrebbe ripreso in malo modo». Zagami si è sfogato con i militari: «In alcune occasioni avevo intuito che gli scontrini potessero essere falsi, ossia non corrispondenti ad acquisti personalmente effettuati dal professore Cuzzocrea». Ma l’ex rettore continuò a chiedere rimborsi a raffica.

Cercava scontrini in modo quasi ossessivo. Il commerciante cinese Yunliang Huang ha raccontato ai militari del nucleo di polizia economico finanziaria: «Una volta, il professore mi chiese di raccogliere gli scontrini fiscali che i clienti lasciavano alla cassa, o quelli caduti a terra, per poi consegnarglieli». Ha aggiunto: «Forse per questo motivo trovate scontrini di piccolo importo pagati anche in contanti. Nel tempo, ho più volte consegnato gli scontrini raccolti direttamente al professore». Al commerciante cinese i militari sono arrivati seguendo scontrini per un importo di 42 mila euro. Lui ha spiegato: «Negli ultimi anni il professore ha acquistato in gran quantità quasi esclusivamente materiale elettrico per un utilizzo edile». Ha aggiunto: «Il professore ha pagato tramite carte di credito, chiedendomi esplicitamente di emettere più scontrini fiscali consecutivi. Chiese pure di non indicare sullo scontrino la descrizione della merce venduta».

Tra le spese portate a rimborso dal prof. Cuzzocrea, sono stati rilevati oltre 600 scontrini fiscali e non fiscali intestati alla ditta individuale Foraggi e Cereali di Donatella Venuto, esercente l'attività di commercio al dettaglio di alimentari vari in altri esercizi (mangimi, accessori per l'agricoltura e l'allevamento), per un ammontare di 50mila euro. Gli inquirenti hanno potuto verificare la frequenza con cui sono stati emessi gli scontrini (nel periodo dal 2019 al 2023, in oltre 100 casi, il professore Cuzzocrea avrebbe effettuato da 2 a 8 acquisti, con relativi scontrini, nell'arco di una giornata). La signora Venuto ha dichiarato che gli acquisti effettuati con gli scontrini fiscali a lei posti in visone "erano ragionevolmente destinati a soddisfare esigenze personali del prof. Cuzzocrea", "come ad esempio lo scontrino 1397... di 29,40 euro con cui il prof Cuzzocrea ha comprato i croccantini della marca Royal Canin...".

L’ex rettore aveva messo in campo un vero e proprio «sistema», come lo chiamano i magistrati della procura di Messina dopo avere ripercorso le certosine informative del nucleo di polizia economico finanziaria. Una serie di spese erano attribuite ai 14 ricercatori del gruppo di lavoro di Cuzzocrea, un totale di 210 mila euro. Tutti hanno detto alla Finanza di non avere mai acquistato quel materiale. Qualcuno si è pure sorpreso nel vedere fra la merce acquistata «legname, ferramenta e materiale edile». Un ricercatore ha detto: «Sapevo che il professore Cuzzocrea anticipava le spese per i materiali di consumo del laboratorio, ma non sapevo che le richieste di rimborso per detti materiali venissero fatte a nome mio». Un altro ricercatore ha messo a verbale: «Neanche io sapevo che il professore Cuzzocrea presentasse richieste di rimborso a nome mio. Solitamente, ci rivolgevamo a lui quando mancava qualcosa in laboratorio, e sapevo che lui anticipasse le spese per l’acquisto del materiale di consumo. Pertanto - ha aggiunto - quando mi venivano accreditate sul conto corrente personale le somme da parte dell’università, io procedevo immediatamente a rigirarle al professore Cuzzocrea, pensando che si trattasse di rimborsi per spese da lui sostenute per l’acquisto di materiale da laboratorio che, di volta in volta, gli chiedevamo di acquistare».

Nel rigettare la richiesta di arresto, il gip ha scritto che non c’è il rischio di inquinamento probatorio da parte di Cuzzocrea perché «l’attività investigativa ha consentito l’acquisizione di una mole imponente di documentazione». Anche all’estero. 

"Riguardo alla natura indebita di quanto percepito, non appare necessario spendere ulteriori considerazioni", scrive nelle sue conclusioni il gip. "Se è vero che nell'ambito della procedura di rimborso assumeva rilievo anche la figura di terzi soggetti come il segretario amministrativo e il direttore del dipartimento, ai quali competeva il dovere di controllo e verifica dei titoli posti a fondamento dei rimborsi - scrive ancora il gip - appare di tutta evidenza, specie in ragione della macroscopica non inerenza di talune delle richieste (provenienti, ad esempio, da ditte specializzate in servizi fotografici digitali di eventi sportivi), che essi abbiano totalmente abdicato alla funzione ricoperta, verosimilmente per il condizionamento derivante dalla circostanza che Salvatore Cuzzocrea rivestisse contestualmente la carica di Rettore dell'Università".

Ed è, specularmente, "proprio la totale assenza di controlli, di cui evidentemente Cuzzocrea era ben consapevole - scrive ancora il giudice Eugenio Fiorentino - a certificare che questi avesse piena disponibilità del bene giuridico oggetto di apprensione, tanto da essere nelle condizioni di sollecitare la procedura di rimborso nei casi in cui vi era un ritardo nell'adempimento, adducendo peraltro delle giustificazioni (uso di voucher) inidonee e scarsamente verosimili".

Il gip Fiorentino definisce le dichiarazioni dei testimoni sentiti nel corso delle indagini 'fedeli'. "Lungi dal fornire una versione 'di comodo' o comunque dal cercare di giustificare la condotta dell'indagato, con il quale la maggior parte di essi vantava da tempo rapporti confidenziali e/o professionali - conclude Fiorentino - hanno fedelmente rappresentato tutte le criticità delle condotte assunte da Cuzzocrea, rivelando anche particolari che non avrebbero potuto essere diversamente appurati; e ciò vale sia per chi operava all'interno dell'Università che per i titolari delle ditte o degli esercizi commerci di cui Cuzzocrea è stato, anche per anni cliente".