Stando alle indagini del procuratore aggiunto Gaetano Paci, in quell’occasione, Canali avrebbe “accettato per sé la promessa e quindi ricevuto la somma di denaro di cento milioni di lire al fine di compiere atti contrari ai propri doveri d’ufficio”. In sostanza, secondo l’impianto accusatorio, il pm Canali avrebbe indotto il “D’Amico, tramite il Rugolo a far dichiarare il falso alla teste Francesca Consoli”, moglie della vittima Giuseppe Geraci. In un primo momento, la donna “aveva dichiarato di aver riconosciuto D’Amico in uno degli assassini” e poi, in udienza, “negava, contrariamente al vero, che il marito aveva riferito il nome di uno degli autori del suo ferimento”.
Sempre in merito al quel processo, inoltre, Canali non avrebbe “proposto entro i termini di scadenza processuali l’atto di appello avverso la sentenza che assolveva gli imputati”. Appello che depositò, invece, con alcuni giorni di ritardo per poi rinunciare all’impugnazione “per errore di calcolo”. Il secondo episodio di corruzionesarebbe avvenuto tra il 2008 e il 2009 ed è relativo al processo in cui il boss Gullotti era stato condannato in via definitiva per l’omicidio del giornalista Beppe Alfano, ucciso a Barcellona Pozzo di Gotto l’8 gennaio 1993 con tre colpi di pistola calibro 22 mentre si trovava a bordo della sua Renault 9. Per alleggerire la posizione del capocosca, l’ex pm Olindo Canali avrebbe “accettato per sé la promessa della consegna di denaro di trecentomila euro, della quale riceveva una prima parte di cinquantamila euro”. Secondo gli inquirenti, il magistrato ha fatto “pervenire in forma anonima all’avvocato Giuseppe Calderone, difensore di Gullotti, un memoriale” che poi fu depositato nel processo “Mare nostrum” dove il boss era imputato.
In quello scritto, la cui paternità è stata riconosciuta da Olindo Canali, il magistrato accusato di corruzione “sosteneva che il Gullotti era stato condannato ingiustamente per l’omicidio del giornalista Giuseppe Alfano e che comunque sulle prove della sua responsabilità gravavano dubbi e perplessità tali da ‘chiedere ed ottenere la revisione della sua condanna’”. Il tutto “con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività di Cosa Nostra e in particolare della famiglia di Barcellona Pozzo di Gotto”. Il prossimo 10 giugno per il boss Gullotti inizierà il processo mentre lunedì proseguirà quello con il rito immediato che vede imputati il magistrato Olindo Canali e il pentito Carmelo D’Amico. In entrambi, Sonia Alfano, figlia del giornalista Beppe Alfano, si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Fabio Repici. Fonte: ilfattoquotidiano.it